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«Gesù Cristo è Signore!» - Fil 2,6-11

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési

Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio,
non ritenne un privilegio
l’essere come Dio,
ma svuotò se stesso
assumendo una condizione di servo,
diventando simile agli uomini.
Dall’aspetto riconosciuto come uomo,
umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e a una morte di croce.
Per questo Dio lo esaltò
e gli donò il nome
che è al di sopra di ogni nome,
perché nel nome di Gesù
ogni ginocchio si pieghi
nei cieli, sulla terra e sotto terra,
e ogni lingua proclami:
«Gesù Cristo è Signore!»,
a gloria di Dio Padre.


Cristo Gesù

Sono due nomi difficili da coniugare perché Gesù è l'uomo di Nazareth che va a finire sulla croce, mentre Cristo è l'Unto, l'inviato del Padre. Questo inno aiuta a comprenderne il nesso che rende i due nomi inseparabili perché l'uno assume l'altro e lo fa proprio. A noi, come ai Filippesi, è chiesto di entrare dentro questo grande mistero: Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù (Fil 2,5); dunque di pensare, volere, decidere ...

In Isaia (55,8) si dice: I miei pensieri non sono i vostri pensieri, le mie vie non sono le vostre vie. La distanza fra il pensiero di Dio e il pensiero degli uomini è stata colmata in Gesù Cristo; credere significa far proprio lo stesso pensiero di Dio, non per imitazione, ma perché partecipi dello stesso mistero.


svuotò se stesso

L'inno usa la parola greca Kenosis che significa svuotamento, spoliazione, annullamento. È una parola entrata nel vocabolario della spiritualità cristiana e ben rappresenta il mistero della incarnazione che nel tempo raggiunge il punto più basso nella morte riservata ai delinquenti e gli schiavi. I trenta denari offerti a Giuda erano proprio il prezzo di uno schiavo. Molto diverso è il modo di impostare la nostra vita: far carriera, emergere e tenere salda la posizione ottenuta. Dio l'onnipotente, invece, si fa impotente per abbracciare il genere umano e raggiungere tutti, anche gli ultimi, gli scartati e annullati dalla società. Gesù sale sulla croce nudo.


Per questo Dio lo esaltò

Al sotto-abbassamento di Gesù la reazione di Dio è di sopra-esaltare. Non è un superamento della condizione umiliata a cui Gesù è giunto nella obbedienza, ma è la glorificazione di quell'obbedienza e di quell'umiliazione! La passione e la croce non sono cancellate, le ferite non sono rimarginate: sacrificato sulla croce più non muore, e con i segni della passione vive immortale (prefazio pasquale III). Nella Bibbia è scritto che forte come la morte è l'amore (Ct 8,6) e Gesù con l'amore ha sconfitto la morte. Entrare nel mistero di Cristo, avere gli stessi sentimenti, è entrare in questa dinamica d'amore che chiede il dono totale.


«Gesù Cristo è Signore!»

Dal profondo dell'umanità Cristo riceve un nome nuovo, proclamato da ogni lingua ... riconoscere quel nome è riconoscere il mistero stesso di Dio: Kýrios, «Signore» è il termine greco che traduce il tetragramma ebraico JHWH, l’impronunciabile Nome di Dio, convenzionalmente letto come Adonaj (Signore). Riconoscere quel nome è partecipare dello stesso mistero, diventare uomini seguendo Cristo, divenire umani a immagine dell'uomo Gesù di Nazareth che ha incontrato uomini e donne, i poveri e i peccatori, si è messo a tavola con loro, ha lavato i piedi ai suoi discepoli come un servo. Proclamare che «Gesù Cristo è Signore!» è il completamento, o meglio il compimento del mistero della incarnazione in cui ogni essere vivente, incorporato a Cristo, partecipa della gloria stessa di Dio.